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Perché scrolliamo? Perché ci limitiamo a scorrere le informazioni su una pagina web senza leggere?

Aggiornamento: 17 lug


Quanto tempo passiamo sul web? Moltissimo. Ma se analizziamo questo tempo ci renderemmo conto che la maggior parte di questo è speso a "scrollare" in modo quasi compulsivo.

Scrolling deriva dal verbo inglese to scroll (letteralmente "srotolare"), in informatica indica il movimento di scorrimento, in verticale od orizzontale di un testo o di un'immagine sullo schermo.




Ogni giorno scorriamo il dito sul touchscreen, saltiamo, torniamo indietro, ci fermiamo per poco e poi ricominciamo. Sui social networks, molti utenti commentano dei post senza averne letto il contenuto, solo sulla base del titolo o dell'immagine. Perché? Perché il tempo è denaro!


Il web è un'economia dell'attenzione, dove il denaro è il tempo degli utenti.

Cosa guardano gli utenti?

Dove si fermano?

Dove torneranno?

Con i giornali cartacei, se un utente è abbonato o semplicemente abituato a leggere una certa rivista, cambiare avrebbe un costo sia in termini di tempo che di soldi, e il beneficio (del cambio) si vedrà dopo del tempo. Magari arriviamo anche a rimpiangere la nostra scelta!

Con il web abbiamo esattamente l'opposto: il costo per raggiungere un altro sito è pari a zero e il vantaggio di restare ed esplorare le informazioni su una pagina web è trascurabile. Oggi veniamo letteralmente bombardati di informazioni, senza che lo richiediamo! Ci appaiono così, dal nulla. A noi non resta che cliccare, scorrere e passare al contenuto successivo, magari su un link che ci rimanda ad un'altra pagina ed entriamo in un vero labirinto in cui guardiamo... ma non riflettiamo: assorbiamo immagini, parole come fossimo spugne. Sempre aggiornati, ma non si legge, si scorre.

In questa "lotta contro il tempo", il contenuto web deve convincere gli utenti a restare: non devono fare click sul mouse e dedicare il loro tempo ad altri siti.


Perché la maggior parte degli utenti scorre il testo senza leggerlo?

Per almeno 4 motivi:

  1. Leggere sullo schermo è faticoso, richiede circa il 25% di tempo in più della lettura su carta.

  2. Il web è diretto dall'utente e l'utente che sta nel web si sente attivo solo se si muove. Ecco perché esistono i link e i richiami ad altri siti: difficilmente resistiamo alla tentazione di cliccarci su.

  3. L'utente non può sapere che un certo sito è il migliore rispetto a ciò che sta cercando. Ogni pagina deve competere con centinaia di altre pagine e se "l'erba del vicino fosse davvero più verde"?, non abbiamo scelta: dobbiamo procedere per prove ed errori, dunque: scorrere, muoverci, saltare.

  4. Il mondo di oggi è frenetico e lo è anche il web: abbiamo sempre meno tempo e se qualcosa non salta all'occhio neanche lo notiamo. Non abbiamo tempo di leggere informazioni che spesso sono troppe, ripetitive, ridondanti. Non possiamo leggere le informazioni: dobbiamo afferrarle al volo. Ed ecco che magicamente appare il pop-up.



Siamo schiavi dello Scrolling Infinito!

A molti di noi non piacerà lo sappiamo ma purtroppo è la realtà: centinaia di volte ripetiamo una sequenza: sblocchiamo lo smartphone, bighelloniamo sul web e scorriamo di qua e di là, da un video all'altro, da un testo ad un altro.... Anche quando non ci serve veramente. Semplicemente ci annoiamo, oppure siamo a disagio. Per molti è una routine: ci alziamo la mattina, caffè, telefono, social network e scrolling quotidiani. Non sblocchiamo più il telefono solo quando ci arriva una notifica ma lo facciamo in modo automatico, in modo distratto e spesso senza consapevolezza. Non è una colpa ma un dato di fatto e c'è una spiegazione neurobiologica, nel nostro cervello.


Perché scrolliamo?

Nel nostro cervello c'è un sistema chiamato Reward System (sistema della ricompensa e della gratificazione) che coinvolge alcune strutture cerebrali come il nucleus accumbens, l'area tegmentale ventrale (ATV) e le cortecce prefrontali.


Il sistema della ricompensa è come un motore e la benzina che lo alimenta è soprattutto la dopamina. Quando vediamo un cibo che ci piace, i livelli di dopamina aumentano e il reward system ci spinge a mangiare quel cibo o a ricercarlo. Lo stesso accade per l'attività sessuale e anche per le dipendenze patologiche (da sostanze o comportamentali). Cosa alimenta il nostro desiderio? Ovviamente degli stimoli: nel caso dello scrolling abbiamo diversi stimoli che muovono il nostro comportamento, come i link, le immagini, i commenti ai post, i pop-up e anche le emozioni.

Quali meccanismi psicologici alimentano la nostra "dipendenza" dallo scrolling? Vediamone alcuni:

  • L'effetto novità: un'immagine accattivante, una notizia sensazionale attirano la nostra attenzione e fungono da "trigger", da spinta a saperne di più, a ricercare, a commentare e a vedere che effetto ha il nostro commento.

  • Condizionamento strumentale: quando mettiamo in atto un comportamento che ha per noi un effetto positivo, ad esempio commentare un post e ricevere approvazione o trovare immediatamente la soluzione ad un problema, aumenta la probabilità di rimettere in atto quel comportamento. Con il passare del tempo quel comportamento (condizionato) diverrà quasi automatico, cioè non dipenderà più dagli stimoli iniziali che l'hanno elicitato.

  • la Gratificazione: lo scrolling ci gratifica, ci dà piacere (grazie all'aumento della dopamina)! Soprattutto quando riceviamo like oppure ci sentiamo "aggiornati" su un tema, dunque competenti. Anche quando incontriamo contenuti "neutri", per noi non interessanti, ci sentiamo spinti ad andare avanti, a leggere quel commento in più o a saltare su una pagina web simile.

  • Tolleranza e assuefazione: così come nelle altre dipendenze, anche in questo caso siamo assuefatti dalle notizie. Siamo costantemente bombardati da contenuti web. Talmente tanto che ne abbiamo bisogno sempre di più per provare un minimo di soddisfazione o piacere.

  • Emozioni e sentimenti: la noia, la rabbia, anche la gioia possono spingerci a "scrollare", magari su contenuti che siano in linea con ciò che sentiamo.

Concludiamo con una citazione:

"Purtroppo, lo scorrimento mattutino della pagina Facebook o delle notizie scarnificate del web ci può allontanare dalla comprensione dell'altro per il frastuono che le accompagna" (Maria Laura Vittori, "Per una clinica della gentilezza")

Il frastuono di cui parla la Vittori è legato alla non riflessione: un caos di notizie, azioni e reazioni a catena che suscitano ed alimentano mali psicologici come l'ansia, la rabbia, la depressione perché ci sentiamo costantemente minacciati, non al sicuro. Abbiamo bisogno di un riparo e questo riparo è costruirsi uno spazio di riflessione, in cui il tempo è dilatato. Dove tutto è lento, calmo, dove non si assorbe ma ci si pone domande, si dubita, si ragiona. La riflessione prende il posto della semplice reazione. In questo spazio-tempo solo per noi spegniamo il telefono e ci ascoltiamo. Poi ascoltiamo l'altro.




Bibliografia:

R. NICOLETTI, R. RUMIATI (2011), "I Processi Cognitivi", Seconda Edizione, Il Mulino

R. ROMIATI, L. LOTTO (2007), "Introduzione alla Psicologia della Comunicazione", Il Mulino

P.C. RIVOLTELLA, P.G. ROSSI (2019), "Il Corpo e la Macchina. Tecnologia, cultura, educazione", Scholé

M.L. VITTORI (2019), "Per una clinica della gentilezza. Storie di psicoterapia e supervisione", Franco Angeli




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