top of page

Crescita personale: cos'è e come usarla per trovare la propria strada


Ultimamente online non si fa altro che parlare di crescita personale, componente importantissima per raggiungere il successo ed essere felici, ma che cosa si intende veramente? Possiamo vederlo come un percorso durante il quale miglioriamo degli ambiti della nostra vita modificando abitudini, atteggiamenti e attitudini. Questi cambiamenti sono legati a degli obiettivi che stabiliamo nell'arco del nostro vissuto: per esempio, potremmo decidere di imparare a gestire la rabbia. Per farlo sarà necessario armarsi di tanta pazienza e motivazione, infatti modificare un'abitudine già consolidata è sempre più difficile rispetto ad instaurarne una nuova. Cambiare, in generale, per una persona è sempre un processo lento e complesso: non solo bisogna modificare il proprio mindset a favore del nuovo comportamento che vogliamo apprendere, ma dobbiamo anche fare i conti con la paura di uscire dalla zona di comfort e con la possibilità di fallire. Nonostante la paura, la crescita personale è fondamentale per ognuno di noi perché ci permette di migliorare ogni giorno e aumenta il nostro benessere psicofisico. Infatti, decidere di modificare una nostra cattiva abitudine può aumentare la nostra autostima oltre che sviluppare un atteggiamento migliore.


La crescita personale non riguarda solo la produttività!

Spesso si collega, erroneamente, il concetto di crescita personale solo al concetto di produttività: si vuole creare di più nel tempo migliore possibile. Che cosa si "produce"? In questo caso dei risultati tangibili, più ne creiamo più sentiamo di avere un valore aggiunto all'interno della società. Se da un lato essere produttivi aiuta in ambito accademico e lavorativo, dall'altro si presenta un alto rischio di burnout e in qualche modo ci pone dei blocchi. Infatti, l'idea di vivere solo di obiettivi da raggiungere diventa controproducente poiché si comincia a perdere di vista il reale focus di ciò che siamo: esseri umani! A partire dalla rivoluzione industriale ad oggi, che siamo sommersi dalla tecnologia, si pretende sempre più che l'essere umano debba raggiungere gli stessi livelli di energia e produttività che presenta una macchina, ma questo è umanamente impossibile! Una macchina non ha dei sentimenti su cui lavorare, non percepisce la stanchezza (anche se, in certi casi, sarebbe meglio mettere in pausa anche loro!), non subisce pressioni dai propri pari. Eppure, perché ci ostiniamo e pretendiamo di ottenere gli stessi risultati nello stesso arco di tempo? Perché si è sempre detto che chi lavora di più (in termini di quantità, più che di qualità) fosse più serio, più dedito, non si lasciava andare in "misere sciocchezze". Durante la pandemia, purtroppo e per fortuna, molte cose sono cambiate, molte delle nostre ideologie sono cambiate perché abbiamo iniziato a vedere noi stessi realmente come degli esseri umani che non possono vivere solo per gli studi e per il lavoro.


La crescita personale riguarda anche le nostre emozioni e come riusciamo a viverle

Quando si decide di intraprendere un percorso per crescere, non ci si può focalizzare esclusivamente sulle questioni pratiche: non possiamo solo decidere di migliorare il modo in cui organizziamo le giornate, le cose da fare, in quanto tempo e quali siano le azioni migliori per ottimizzare il tutto. Indubbiamente possono essere di aiuto, specialmente quando si percepisce un forte caos nella propria vita perché possono aiutare a dare un ordine sia fisico che mentale. Ciononostante, se a livello emotivo non riusciamo a stare allo stesso passo, tutta la nostra vita avrà difficoltà nell'avere un equilibrio. Bisogna ricordarsi, infatti, che le emozioni sono delle reazioni naturali e che fanno parte di noi, sono biologiche e adattive! Di conseguenza, se percepiamo a livello eccessivo un'emozione, qualcosa non va! Se si provasse rabbia tutti i giorni, per esempio, potrebbe voler dire che si percepiscono spesso e volentieri delle ingiustizie nei nostri confronti. Anche provare continuamente un'emozione positiva può essere pericoloso! Esistono, infatti, le fasi maniacali (come, per esempio, nel disturbo bipolare) durante le quali ci si può sentire felicissimi, euforici e questo potrebbe sembrare il sogno di tutti. Eppure, queste fasi sono dannose tanto quanto quelle depressive perché ci si ritrova a non avere la capacità di mantenere un equilibrio aumentando il rischio di condotte eccessive e pericolose.

Proprio a causa dell'errata associazione di crescita personale con produttività, spesso si rimane dell'idea che decidere di studiare la crescita personale significhi eseguire tutta una serie di compiti pratici che miglioreranno la nostra vita, nello specifico quella che ci può portare al successo, allo status quo! Sembra quasi che si possano svolgere questo insieme di compiti per ottenere misteriosamente la magia: organizzo nel dettaglio tutte le mie giornate, mi alzo tutti i giorni alle 5 di mattina, mi alleno appena sveglio e leggo almeno un libro a settimana, prima o poi arriverà la magia che mi farà diventare di successo!

Ed è qui che casca l'asino!

Compiere tutta questa serie di azioni potrebbe aiutarti a migliorare la produttività: indubbiamente mantenere dei buoni ritmi del sonno non può che aiutarti, dopotutto anche il sonno gioca una componente fondamentale per la nostra salute in generale, così come lo è allenarsi. Ciononostante, è davvero questo quello che vuoi? Ti fa stare bene, per esempio, alzarti sempre presto la mattina? Non a tutti quel ritmo aiuta nella produttività, infatti esistono due categorie cronotipiche: le allodole (i mattinieri) e i gufi (i notturni). Supponiamo che tu sia una persona notturna, ti aiuta alzarti così presto la mattina? Un percorso di questo tipo ti può fare bene nel momento in cui comprendi cosa di cui hai realmente bisogno e ciò che puoi fare per stare bene in tutti i settori della tua vita, non solo quello lavorativo. Pochi parlano, per esempio, del bisogno umano di stringere relazioni affettive. In un certo senso, è un tema che spesso viene messo in ballo, ma quasi come ottica di passatempo, alternativa ai tuoi compiti produttivi, quando invece è una sfera importante come lo è quella lavorativa, se non di più: quali sono le cose che ricordi meglio del tuo passato? Il compito che hai fatto bene a lavoro, lo studio matto e disperatissimo fatto all'università o i bei momenti passati con i tuoi affetti? Spesso la società cerca di farci mettere da parte la nostra umanità, provare emozioni e avere dei legami sembra quasi una disabilità! Immaginatevi, per esempio, di ricevere una proposta di lavoro prestigiosa, ma che vi porta lontani da tutti: la maggior parte vi dirà che è meglio scegliere la propria carriera a dispetto dei propri cari perché gli affetti vanno e vengono, ma noi siamo gli unici che ci faremo compagnia per sempre. Ma chi garantisce che questa carriera ci farà stare davvero bene? Chi garantisce che sia la scelta adatta per tutti? Se una persona non desidera incentrarsi sulla carriera, decidere di andare altrove potrebbe essere molto controproducente e doloroso. Al contrario, se una persona si rende conto che non si trova bene nell'ambiente in cui vive oppure è ben consapevole dei rischi, ma si sobbarca sia i vantaggi che gli svantaggi, potrà trarre maggior beneficio da questo genere di scelta. La chiave sta proprio nell'analizzare sé stessi e ciò che si vuole davvero nella propria vita.


Come posso trovare la mia strada con la crescita personale?

Trovare la propria strada, in senso letterale, non è così scontato come viene spiegato da un sacco di persone sui social e dal vivo. Nell'arco della nostra vita accadranno un sacco di cose, cambieremo con il passare degli anni, il mondo cambierà con il passare degli anni. Proprio perché tutto è in costante mutamento, non ci si può aspettare di rimanere le stesse persone con le stesse ambizioni e obiettivi per tutti questi anni, certo ben venga se così fosse, ma non è la norma e non è un obbligo. Bisogna mettersi una mano sul cuore nel momento presente e chiedersi:

  • Cosa voglio fare?

  • A cosa non sono disposto a rinunciare?

  • Cosa mi fa stare bene?

  • Dove mi sento portato?

Non esistono domande sbagliate, bisogna pensare a come vorremo vederci fra un po' di anni, senza però eccedere: proprio perché siamo soggetti a cambiamento, bisogna tenere in conto l'eventualità di poter cambiare idea e obiettivi. Sia ben chiaro che non sempre gli obiettivi coincidono con il lavoro e gli studi come viene spesso insegnato, a volte si vuole vivere una vita tranquilla senza troppi cambiamenti con accanto delle persone fidate con cui si sta bene. Imparare ad accettare che ognuno di noi è mutabile può insegnarci a convivere con l'idea di poter interrompere un obiettivo in corso d'opera per passare al successivo. Bisogna cominciare ad uscire dall'ottica in cui l'essere umano può definirsi completo solo dopo aver trovato un lavoro stabile e aver messo su famiglia, non è qualcosa che rende tutti felici!


Il concetto di Ikigai: il senso della vita

L'Ikigai (in giapponese 生き甲斐) significa letteralmente la "ragion d'essere", ossia ciò che ci fa alzare dal letto tutte le mattine. Sia ben chiaro, andare al lavoro o a scuola non vale come ikigai se non ci rende felici. Questo termine va a rappresentare lo stato d'animo di una persona che comprende il senso della propria esistenza e sperimenta gioia quando ci pensa. L'Ikigai non deve necessariamente essere legato a un obiettivo, a qualcosa di "magnifico": può essere riferito anche alla persona che si ama, al senso di serenità che si prova vedendo l'alba, le interpretazioni sono molteplici e dipendono esclusivamente da noi. Questo non è qualcosa che si scopre fin da subito, ma è il frutto di un lungo percorso di autoconsapevolezza e di lavoro su di sé, quindi non dobbiamo preoccuparci se questa ispirazione e "senso della vita" non ci arrivano così su due piedi. Ricordiamo che anche l'Ikigai non è qualcosa di statico, ma si può mutare con il tempo e insieme a noi. Il concetto principale di Ikigai può essere ricollegato a uno schema ben preciso: è la risultante dell'intersezione fra questi quattro elementi:

  • la tua passione → cosa ti piace fare e in cui sei portato

  • la tua missione → qualcosa di cui il mondo ha bisogno

  • la tua professione → ciò per cui le persone ti pagano e in cui sei bravo

  • la tua vocazione → ciò di cui il mondo ha bisogno e per cui puoi essere pagato

Proprio perché la risposta si trova all'interno di questi quattro elementi, ci vuole tanto tempo e tanta dedizione per scoprirlo. Innanzitutto bisogna cominciare ad avere cura del proprio corpo e ad amarlo come ameremmo un'altra persona: il detto mens sana in corpore sano non viene utilizzato in maniera casuale, se una delle due componenti non è in salute, l'intero organismo ne risente. Se vi sentite stressati, anche il vostro corpo comincia a sentirne i segni (per esempio, si può notare una maggior perdita dei capelli o un aumento di peso). D'altro canto, se all'improvviso cominciate spesso a soffrire di mal di schiena, il vostro umore comincerà come diretta conseguenza ad avere un tono sempre più basso. La salute viene data per scontata quando si sta bene, ma quando la salute fisica o quella mentale cominciano a risentirne, anche l'altra comincia a subire dei danni. Quindi, innanzitutto, prima di pensare ad eventuali obiettivi da raggiungere, è fondamentale aver cura del nostro corpo: cerchiamo di andare a dormire ad orari regolari, di mangiare pulito la maggior parte delle volte (che non significa stare perennemente a dieta, ma di mantenere uno stile di vita equilibrato), di praticare sport e di avere rapporti interpersonali regolari e funzionali. Dopodiché, per cominciare a mettere in pratica il concetto di Ikigai, si può far riferimento ai cinque pilastri che sono:

  • Primo pilastro: cominciare in piccolo

  • Secondo pilastro: dimenticarsi di

  • Terzo pilastro: armonia e sostenibilità

  • Quarto pilastro: la gioia per le piccole cose

  • Quinto pilastro: stare nel qui e ora

Se da un lato, infatti, ci può aiutare a trovare quel lavoro, quella professione che ci rende felici e ci spinge a fare sempre di più senza sentire un peso, dall'altro bisogna vederla come una vera e propria filosofia: non si deve pensare solo allo scopo della propria vita, ma alla possibilità di vedere tutto ciò che di bello ha offrire il mondo.

 

Bibliografia:

  • Lemke, B. (2017). Ikigai. Il metodo giapponese. Trovare il senso della vita per essere felici.

Sitografia:

26 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page