Halloween, quando la paura affascina.

Halloween è una festa odiata e amata da diversi adulti ma apprezzata da molti bambini che in questo giorno possono travestirsi da zucche, zombie e fantasmi e andare in giro proferendo la famosa e tradizionale frase “dolcetto o scherzetto”.
Al di là dei diversi significati e tradizioni di questa festa pagana, Halloween è diventata ormai anche una festa commerciale con un introito altissimo in tutto il mondo e soprattutto in America.
Nel mondo del cinema, ma anche nell’immaginario collettivo, è legata alla paura, ai fantasmi e ai castelli infestati, ma cosa ci porta ad essere tanto appassionati a questa festa? E perché molte persone sono attratte dalla paura?
La paura è un’emozione primaria e di fondamentale importanza perché legata alla nostra sicurezza e sopravvivenza. Infatti, l'evoluzione ha predisposto il sistema nervoso umano in modo tale che una forte paura abbia la precedenza su qualsiasi altra situazione o emozione.
Cosa succede quando abbiamo paura?
Avvertire il pericolo porta all’immediata attivazione del sistema nervoso autonomo e il successivo rilascio di adrenalina che determina una reazione definita di "attacco o fuga" e una serie di cambiamenti fisiologici tipo:
· incremento della quantità di ossigeno disponibile per i muscoli;
· aumento del ritmo cardiaco e della pressione sanguigna;
· aumento della sudorazione;
· blocco della digestione, bocca secca e nodo allo stomaco;
· rallentamento del sistema immunitario.
Oltre alla fuga, in una situazione di pericolo sono possibili altri due tipi di reazioni naturali: il freezing e il faint.
La parola freezing sta per “congelamento”. L’essere vivente, come succede soprattutto nel mondo animale, cerca di nascondersi dalla minaccia e si immobilizza mentre valuta l’azione più adatta da intraprendere. Più estremo, ma alle volte ugualmente funzionale, è il faint ovvero la “finta morte”, una condizione di irrigidimento totale del corpo. Il faint sembra verificarsi nelle situazioni in cui non si riesce a trovare una via di fuga o una strategia difensiva utile.
Nell’essere umano la paura può manifestarsi come faint attraverso la riduzione del tono muscolare e il distacco dall’esperienza e dalla realtà (sintomi dissociativi).
Diversamente, in condizioni di “finta” paura, quando non ci sono pericoli reali, come quando si vede un film o si ascoltano fatti di cronaca nera, la reazione alla paura permette ad alcune persone di rilassarsi, poiché si spengono alcune aree del cervello e ci si distrae dalle preoccupazioni.
Ma perché Le storie che fanno paura ci attirano?
Secondo Glenn Walthers sono tre i fattori che attirano verso queste storie, il primo fattore è la tensione generata dal mistero, la seconda la rilevanza con la nostra personalità e le nostre paure e la terza è l’irrealismo.
Il controllo viene mantenuto proprio perché sappiamo che tutto ciò non è vero.
Tuttavia ci sono molte teorie che si sono sviluppate nel corso degli anni per tentare di rispondere al perché siamo attratti da queste storie e perché lo siamo per motivi differenti.
Lo psicoanalista Jung, sostenne che le storie macabre sono “collegate ad archetipi primordiali sepolti nel profondo del nostro subconscio collettivo, dove immagini come l’ombra e la madre giocano un ruolo essenziale”.
Altri si avvicinano a quello che fa paura per ottenere una sorta di catarsi.
Le immagini violente o spaventose pulirebbero l’animo e la mente dalle emozioni negative e ci permetterebbero di esprimere la nostra rabbia repressa.
Altri ancora si immedesimano nel cattivo o nella vittima, traendo piacere dall’ottenere giustizia e vedere punito il cattivo.
Margee Kerr, una professoressa di sociologia dell’università di Pittsburgh, in Pennsylvania, da almeno dieci anni si occupa soprattutto del perché molte persone traggano piacere dalla paura.
Kerr, insieme al neuroscienziato cognitivo Greg Siegle, ha studiato le aspettative e le reazioni che 262 persone avevano avuto prima e dopo aver pagato per visitare la ScareHouse di Pittsburgh: una casa degli orrori.
La risposta ha a che fare con il modo con cui il nostro corpo risponde a situazioni di pericolo, ma non solo.
Lo studio, pubblicato da APA PyschNet, ha mostrato che dopo l’esperienza i visitatori stavano meglio e si sentivano addirittura più riposati, come se avessero spento una parte del loro cervello paragonabile a quello che succede quando si fa meditazione.
Avere paura, anche se per finta, non piace però a tutti. Lo psicologo e psichiatra David Zald, spiega: «uno degli ormoni rilasciati mentre si prova paura è la dopamina, e alcune persone ne rilasciano molta più di altre». Alcune persone non hanno quelli che Zald definisce “i freni alla dopamina” ed è probabile che siano quelle che riescono a divertirsi avendo paura, infatti, lo stesso Zald ha dichiarato «Pensate alla dopamina come alla benzina. Se la abbinate a un cervello che frena meno degli altri, avrete le persone a cui piace andare oltre certi limiti».
Perché Halloween ci affascina?
Sembra quasi che ci sia una sorta d’innamoramento verso la paura e Halloween fornisce validi input a tutto questo.
I film horror, i mostri, e l’iconografia di Halloween hanno culturalmente successo perché si collegano bene agli adattamenti evolutivi e biologici dell’uomo.
I pericoli della vita preistorica hanno lasciato solchi profondi e quasi immutati nella natura umana.
Animali, luoghi e situazioni temute oggi, come ragni, serpenti, buio, altezze, spazi ristretti, etc., sono le stesse creature e situazioni che comportavano dei pericoli reali per i nostri antenati evolutivi.
Halloween ha la funzione di coinvolgere l’attenzione e suscitare almeno un brivido.
Naturalmente i costumi spaventosi e gli oggetti di scena di Halloween sono simbolici e non presentano una reale minaccia quindi forniscono emozioni sicure.
I bambini trovano un grande piacere nei diversi tipi di gioco dove si verificano situazioni inaspettate e permettono loro di acquisire esperienza in situazioni di pericolo di vita in un contesto sicuro.
Il confronto con la paura può far crescere
I giochi per bambini spesso simulano situazioni di pericolo, divertendoli. Lo testimonia un bambino che scappa dal papà o la mamma che fanno finta di essere dei mostri.
Tali attività servono a sviluppare le funzioni adattive dei più piccoli dando loro l’esperienza per le tecniche di evasione, costruiscono le abilità locomotorie e il tono muscolare, oltre che permettere loro di acquisire esperienza nelle risposte cognitive ed emotive a situazioni che possono essere pericolose.
Un’esperienza che diventerà di vitale importanza più avanti nella vita, quando ci saranno da affrontare situazioni veramente pericolose o da superare le proprie paure.
La paura quindi stimola anche la memoria e l'apprendimento per fare della brutta esperienza un'occasione di crescita.
La festa, quindi, può essere amata o odiata ma alla fine è un momento di collegamento con le nostre paure più ancestrali con la possibilità di coinvolgere anche i più piccoli.
Bibliografia:
Monsters and Horror Stories: A Biocultural Approach (2012) - PhD dissertation.
Walthers, GD (2004), Capire l'appeal popolare del cinema horror: un modello interattivo integrato. Journal of Media Psychology.
C.G. Jung (1934-54), Gli archetipi dell'inconscio collettivo (1934-54), trad. di Elena Schanzer e Antonio Vitolo, Torino: Bollati Boringhieri 1977.