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IL MALADAPTIVE DAYDREAMING. Sognare ad occhi aperti tra benessere e patologia





Per Freud il sogno, era sul piano inconscio, la realizzazione di un desiderio che, invece, sul piano conscio non era rappresentabile, e quindi pensabile, perché ritenuto troppo minaccioso o angosciante.

Ma il sogno a cui faceva riferimento Freud è quello che si attivava durante il sonno quando l’individuo abbassava le proprie difese e la propria attività cosciente.

Diversamente si parla di sognare ad occhi aperti quando il soggetto è conscio e si abbandona a fantasie illusorie.


Ma sognare ad occhi aperti è un comportamento sano o indice che qualcosa non stia proprio andando nel verso giusto?

Eli Somer, docente di Psicologia Clinica all’università di Haifa in Israele, è colui che ha studiato e coniato il termine Maladaptive Day Dreaming, tradotto in italiano con “sognare ad occhi aperti”.

Noto anche come disturbo da fantasia compulsiva, ancora poco conosciuto, porta chi ne soffre a fantasticare in maniera disfunzionale fino ad arrivare a vivere una vita parallela.

Una vita ricca di dettagli e di emozioni, tanto da risultare più intensa e piacevole della vita reale che ovviamente ne risente e subisce le conseguenze di questo sdoppiamento.


Questo comportamento, di solito, è un meccanismo di difesa delle persone che soffrono di altre condizioni, come per esempio l’ansia.

Molti studi hanno dimostrato che questa pratica ha dei benefici evolutivi, perché stimola la creatività, allevia la noia e ci aiuta in qualche modo a fare piani per il futuro in maniera del tutto salutare.

Ma trascorrere ore e ore immersi nei propri sogni può essere un modo semplice, ma poco sano, di rifuggire una realtà che non è più di nostro gradimento.


Attualmente, questo comportamento non è stato ancora inserito all’interno del manuale DSM ma il mondo accademico è impegnato nello studio e non si esclude che un giorno ne faccia parte come vero e proprio disturbo.

A differenza di altri disturbi di natura psicologica- psichiatrica, il soggetto è consapevole del disagio e in un certo senso è il primo a diagnosticarlo.

Il disagio è presente quando la vita costruita dalla fantasia sovrasta quella reale.

Fantasticare e sognare ad occhi aperti non è un problema e non ha mai fatto male a nessuno ma lo diventa quando crea dipendenza, urgenza e diventa sistematico e totalizzante.


Ad oggi tracciare un quadro epidemiologico risulta essere ancora prematuro ma già da alcune prime ricerche si delinea la presenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini.


Un’altra problematica è relativa all’età del disturbo, in quanto se prendiamo come esempio l’età adolescenziale è molto probabile che si delinei un quadro di Maladaptive Day Dreaming, ma non è un problema in quanto durante questa fase di sviluppo è comune fantasticare sul lavoro dei sogni, sulla propria vita futura, su un viaggio da intraprendere ecc.

Superata la fase adolescenziale, si inizia a delineare la strada intrapresa, sia sul piano lavorativo che familiare, ed è proprio in questo momento che si realizza che qualcosa non va se si continua ancora a nutrire questa vita fantasiosa.


Alcune persone, dunque, non si limitano semplicemente a fantasticare ma vivono i loro sogni in un mondo parallelo. Secondo la letteratura scientifica che starebbe esplorando questa patologia, le persone creano mondi fantastici con trame e addirittura personaggi.

Il sogno viene innescato da un trigger”, ovvero una causa scatenante che può essere qualsiasi cosa. Un ricordo, una foto, un suono.


Ad oggi non esiste un quadro esaustivo e sintomatologico completo; Gli studi continuano Anche per delineare il modello psicoterapico più congeniale per il trattamento.


Negli ultimi anni sono nati diversi gruppi e associazioni, soprattutto sui social, per discutere del problema e confrontarsi con l’obiettivo di diffondere sempre più consapevolezza su questo problema.


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