top of page

Lᴀ 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝘀𝗼𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗮: ɪʟ ᴄᴏʀᴘᴏ ᴄᴏᴍᴇ ʟᴜᴏɢᴏ ᴅᴇʟʟ'ɪɴᴄᴏɴsᴄɪᴏ



Talvolta il corpo può farsi carico della manifestazione di vissuti emotivi, paure e ansie, sperimentando sintomi che possono essere anche numerosi, diversi e invalidanti.

Si tratta del fenomeno della somatizzazione, di cui tutti abbiamo fatto esperienza almeno una volta nella vita, basti pensare al mal di stomaco prima di un importante esame o un colloquio di lavoro, o al mal di testa dopo una giornata di stress e arrabbiature.



Quando i sintomi diventano abbastanza frequenti, e a volte invalidanti, da spingerci a fare degli accertamenti, a volte capita che non si arrivi alla scoperta di una causa organica o esterna (una lesione o un agente patogeno ad esempio), e che ci si senta dire che il nostro disturbo è "psicosomatico", o che “la colpa è dello stress”, con un tono a volte banalizzante o svilente, come se ce lo stessimo inventando o come se guarire dipendesse dalla nostra volontà semplicemente rilassandoci un po'.


Ma cosa significa che un disturbo è psicosomatico?



La Psicosomatica è quella disciplina che concepisce l'uomo alla luce dell'unità mente-corpo e che studia il rapporto tra processi psicologici e processi fisici nella malattia e nella guarigione.

In un'accezione ampia del termine, si considera l'essere umano come un'entità olistica nella quale vi sono sempre una costante comunicazione e influenza reciproche tra psiche e corpo, dunque non ha senso scindere ciò che è fisico da ciò che è psichico e ogni fenomeno è sempre psicosomatico, inclusi ogni malattia o disturbo.

In un'accezione più ristretta, invece, il termine indica la disciplina che vuole individuare i fattori psicologici e le strutture di personalità che possono causare o favorire uno stato di malessere organico.

Alla base della psicosomatica troviamo il controverso problema del rapporto mente-corpo, problema che ritroviamo indagato dalla filosofia antica fino alle neuroscienze dei giorni nostri, che riformulano il problema in termini di rapporto mente-cervello: la mente e il cervello coincidono?


Il contributo della Psicoanalisi: i sintomi da conversione


E’ con il contributo della psicoanalisi che abbiamo le prime basi sistematiche allo studio della psicosomatica, quando Sigmund Freud (1856 – 1939) affrontò il problema della sintomatologia organica dell'isteria e della nevrosi d'angoscia.

Le pazienti cosiddette isteriche e i sintomi da loro lamentati violavano le regole della medicina, poiché esse riportavano sintomi organici anche gravi senza lesioni di nessun tipo, e traevano giovamento, o addirittura guarivano, con trattamenti psicologici come l’ipnosi e i colloqui di psicoanalisi.

Freud affermò che un contenuto psichico, se represso perché ritenuto inaccettabile alla coscienza, era capace di provocare importanti modificazioni corporee. Egli elaborò due concezioni psicosomatiche, distinguendo due diverse cause psichiche dei sintomi somatici: da un lato la concezione della conversione isterica, per la quale il sintomo è la conversione somatica di un conflitto nevrotico; dall'altro, la concezione della nevrosi d’angoscia, per la quale il sintomo è l’equivalente somatico dell'attacco d'angoscia. I veri e propri sintomi psicosomatici erano per lui i primi, cioè i sintomi di conversione, intendendo con ‟conversione" il salto dallo psichico al somatico.

Con la psicoanalisi, il corpo diventa uno dei luoghi, oltre al sogno e alle fantasie, in cui si può incontrare l’inconscio.


Dopo Freud

In seguito, Georg Groddeck (1866 - 1934), medico e psicanalista tedesco, superò la concezione di Freud della conversione isterica, sostenendo che il medesimo meccanismo è estendibile ad ogni processo patologico, che diventa un meccanismo difensivo in cui l’individuo si può rifugiare dal mondo esterno e dalle difficoltà che incontra nel confrontarsi con esso.

La patologia diventa un simbolo delle resistenze che l’Es oppone all’Io, nel senso che le pulsioni dell’Es, censurate dall’Io, trovano un'espressione simbolica corporea, interpretabile dal terapeuta nel percorso psicoanalitico come può esserlo un sogno.


Il vero fondatore della moderna medicina psicosomatica è considerato però Franz Alexander (1861 – 1964), medico e psicanalista statunitense con origini ungheresi, che perseverò nella distinzione tra fenomeni di conversione e disturbi organici delle affezioni psicosomatiche, da lui interpretati come nevrosi vegetative o nevrosi d’organo.

La nevrosi vegetativa venne descritta come una reazione fisiologica degli organi vegetativi a stati emotivi che si presentano periodicamente. Per Alexander, il sintomo organico delle nevrosi vegetative non ha perciò alcun significato psicologico e simbolico, al contrario dei sintomi isterici di conversione, che portano con sé un determinato contenuto rimosso.

Il merito principale di Alexander è stato quello di mettere per primo in risalto il ruolo del sistema nervoso autonomo e soprattutto della distinzione tra sistema simpatico e parasimpatico che agiscono in maniera differente sull’organismo, concorrendo in maniera determinante alla reazione fisica di uno stato psichico.


Fu Wilhelm Reich (1897 – 1957), medico, psichiatra e psicanalista austriaco, ad introdurre per primo nel lavoro psicoanalitico anche l’osservazione e il lavoro sul corpo. Egli introdusse i concetti di corazza caratteriale e di corazza muscolare per indicare una sorta di “armatura”, rispettivamente psichica e fisica, che funge da difesa contro determinate emozioni che l’individuo costantemente controlla non permettendo la naturale scarica energetica. Le corazze muscolari, derivanti da corrispondenti corazze caratteriali, sono caratterizzate da un ipertono del sistema simpatico e dei muscoli coinvolti, che interferisce con il normale funzionamento degli organi coinvolti.

Il lavoro di Reich fu alla base dei successivi sviluppi portati da Alexander Lowen (1910 – 2008), psicoterapeuta e psichiatra statunitense, paziente e allievo di Reich, il quale elaborò l’Analisi Bioenergetica, secondo la quale non è possibile lavorare su una corazza muscolare senza sciogliere il conflitto emozionale e psichico corrispondente, così come non è possibile occuparsi solo della nevrosi psichica fintantoché rimane attivo l’irrigidimento muscolare corrispondente, il quale manterrà attivi i disturbi.


La Psiconeuroendocrinoimmunologia


E’ però con l’avvento della PsicoNeuroEndocrinoImmunologia o PNEI che sembra esserci il primo vero approccio scientifico alla questione di come contenuti psichici possano riflettersi sul corpo.

La PNEI o PsicoNeuroEndocrinoImmunologia è la disciplina che studia i rapporti bidirezionali tra mente e corpo attraverso le interazioni reciproche tra mente, comportamento, sistema nervoso, sistema endocrino e reattività immunitaria, chiarendo come avvengano, biologicamente parlando, le connessioni che rendono questi sistemi un unico e complesso apparato di controllo dell'organismo, atto a mantenerne l'omeostasi.​​​​​​​​

​​​​​​​​La PNEI nasce ufficialmente nel 1981, quando viene pubblicata la prima edizione di "Psychoneuroimmunology" a cura di Robert Ader, PhD in Psicologia alla Cornell Università, ma le basi teoriche partono da studi precedenti, come quelli di Cannon, fisiologo e psicologo della Harvard Università, che studiò le reazioni fisiche di animali sottoposti ad eventi stressanti, riassunte nell'espressione fight or flight (attacca o fuggi), e dai successivi studi di Seyle, endocrinologo, considerato il padre del concetto di stress e della suddivisione in distress (stress negativo) ed eustress (stress positivo).​​​​​​​​

​​​​​​​​Lo stress può essere considerato come un insieme di reazioni a catena, scaturite da uno o più stimoli esterni (stressor), che segue due strade: una comportamentale, ossia un cambiamento di comportamento atto a fronteggiare o rimuovere la fonte di stress, e una biologica, con l'attivazione di risposte fisiche di tipo neurovegetativo e immunitario che mettono l'individuo in una condizione di allerta, pronto al combattimento o alla fuga.​​​​​​​​

Importantissimi, in seguito, furono gli studi di Candace Pert, la quale, negli anni '70, scoprì che i neurotrasmettitori, ossia quelle sostanze che permettono la trasmissione dell'impulso nervoso tra una sinapsi e l'altra a livello neuronale, e i rispettivi recettori, non erano presenti solo nel sistema nervoso centrale ma anche in molte altre parti dell'organismo, ad esempio l'intestino.​​​​​​​​

​​​​Neurotrasmettitori e molte altre sostanze prodotte dal nostro corpo, come ormoni, peptidi e fattori di crescita, possono ora essere considerati un insieme di "molecole messaggere" che permettono la trasmissione e distribuzione di informazioni attraverso i grandi sistemi nervoso, endocrino ed immunitario: ecco quindi un canale di comunicazione tra mente e corpo. Il fatto che si tratti di molecole legate alle funzioni del pensiero e del sentire, che entrano in una complessa rete informativa che coinvolge tutto il corpo, secondo la Pert, permetterebbe di capire come le emozioni e i vissuti interiori influiscano sul corpo e che ruolo giochino nelle malattie.​​​​​​​​


Fare psicosomatica


E' opinione diffusa che in un disturbo psicosomatico un evento psichico CAUSI un evento fisico. Questo è un concetto erroneo e semplicistico cui si rifanno manuali e dizionari di psicosomatica nei quali, a mo' di elenco, si propone per ogni disturbo un significato "nascosto".

Ma se ragioniamo in questo modo, non facciamo altro che riprodurre il pensiero meccanicistico della causa-effetto che non appartiene alla visione olistica su cui si fonda la psicosomatica. Invece, come abbiamo visto con la PsicoNeuroEndocrinoImmunologia, la comunicazione mente-corpo è sempre bidirezionale: in quest'ottica, ciò che accade a livello psichico e fisico sono due manifestazioni diverse ma contemporanee di uno stesso fenomeno.​​​​​​​​

​​​​​​​​La presunta "interpretazione" del sintomo inoltre, non può essere semplicemente fornita al paziente tramite una corrispondenza meccanica, come si legge in uno dei tanti dizionari "Sintomo-significato"; questo significa ridurre la sua complessità e voler adattare il paradigma alla realtà a tutti i costi. Inoltre, spesso, presumere di aver compreso il significato del disturbo con interpretazioni che vanno ad incasellare e definire chi abbiamo di fronte fa sentire l'altro in colpa e giudicato, oltre ad essere inutile ai fini della risoluzione del problema. Occorre invece estrapolare insieme, in un percorso di crescita e conoscenza di sé, all'interno di una psicoterapia con un professionista esperto in psicosomatica, il senso profondo del proprio vissuto di malattia.​​​​​​​, che va a collocarsi in una narrazione di sé e della propria esistenza.

​​​​​​​​

Bibliografia:

  • Frigoli D., Cavallari G., Ottolenghi D., La psicosomatica, Xenia, 2000.

  • Todarello O., Porcelli P. (a cura di ), Medicina psicosomatica. valutazione scientifica, integrazione organizzativa e costo sociale, Franco Angeli, 2002.

  • Bottaccioli F, Bottaccioli A.G., Psiconeuroendocrinoimmunologia e scienza della cura integrata, Edra, 2017.

  • Pert C., Molecole di Emozioni, TEA, 2016.

51 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page