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La depressione perinatale paterna: il silenzio assordante dei padri




Chi ha vissuto il periodo della gravidanza conosce perfettamente l'argomento ma soprattutto il cambiamento fisico che ciò comporta.

Ma la sfera psicologica? Non sempre si fa riferimento all'adattamento psicologico che una donna fin dal concepimento deve affrontare ma, oltre a questo, non dobbiamo mai dimenticare che non c'è solo una mamma, ma c'è anche un papà.

Dal punto di vista storico le ricerche in ambito psicologico si sono sempre concentrate maggiormente sulla figura materna e sulla relazione madre-figlio. Le ricerche sul ruolo del padre sono relativamente recenti ma non per questo meno importanti.


Racamier ha proposto di utilizzare il termine maternitè per riferirsi all'evento biologico e quello di maternalitè per descrivere i cambiamenti psicologici ed emotivi conseguenti all'integrazione dell'esperienza "nascita" nella personalità della donna.


Diverse donne hanno diverse personalità e tutte individualmente nel vivere la gravidanza e il rapporto c0n il proprio figlio devono reprimere desideri e bisogni personali. Nella maggior parte dei casi emozioni positive di benessere psicologico coesistono con ansie e oscillazioni del tono dell'umore.

I mesi che precedono il concepimento, i cambiamenti che connotano il periodo della gravidanza, l’esperienza del travaglio e del parto, i mesi che seguono la nascita di un figlio, sono momenti di particolare sollecitazione biologica, psicologica e sociale.

Nell’esperienza di una donna non c’è nulla di paragonabile a ciò che succede emotivamente e fisicamente nei nove mesi di gravidanza, nel parto e nell’immediato dopo parto.

E’ di fondamentale importanza creare una cultura che riconosca l’unicità di ciascuna esperienza e l’ambivalenza che spesso connota questo periodo della vita: è un momento difficile, fatto di forti cambiamenti, è un momento di rivoluzione assoluta.

Spesso l’immaginario collettivo ci passa tutto questo come se fosse connotato solamente da gioia, felicità e soddisfazione, mentre quello che spesso accade in quasi tutte le donne è una situazione di ambivalenza, c’è la gioia ma anche il dolore, la paura, ci può essere il grande investimento in questa maternità ma ci può essere anche la grande paura che tutto quello che si è creato fino a quel momento, in termini di identità, di significati della vita, di equilibri vitali possa essere stravolto.


Cosa accade quando diventiamo padri?

L'evento nascita è un momento complesso anche per il futuro papà.

La funzione dell’uomo nelle fasi perinatale e post-natale è quella di fornire una base sicura alla propria compagna, aiutandola a superare le difficoltà materiali e psicologiche del momento e favorendo lo sviluppo di una buona relazione tra madre e bambino.

Una delle paure tipiche che possono intervenire nella psicologia maschile è quella di non sentirsi in grado di proteggere la propria famiglia, che è favorita oggi dalla precarietà lavorativa e dalla difficoltà di rapporto con la propria partner, queste ultime possono essere fonte di tematiche depressive nel momento della nascita o successivo alla nascita stessa.

Altre paure rilevate dalle ricerche sui padri durante la gravidanza sono:

  • Paura della morte: è come se la nascita del figlio sancisse la fine di un’illusione adolescenziale legata all’immortalità e all’onnipotenza. Può essere particolarmente angosciante;

  • Il timore per la salute del figlio e della compagna;

  • Ripercussioni per la presenza di un figlio sul rapporto con la partner: sospetto angosciante, spesso associato ad un senso di colpa e vergogna, che il bambino lo escluderà dall’intimità con la partner, che la relazione sessuale si raffredderà, e che non ci sarà più spazio per la coppia

La depressione perinatale paterna

Nella psicologia contemporanea si tende a considerare madre, padre e bambino come una triade in cui tutti si influenzano a vicenda.

Le ricerche hanno dimostrato chiaramente che durante la gravidanza e in tutto l’anno successivo al parto gli stati mentali dei genitori si influenzano reciprocamente: quando una madre è depressa, anche il padre tende ad esserlo e viceversa.

Considerando la problematica all’interno di una prospettiva familiare, se uno dei due partner è depresso, l’intero sistema familiare è compromesso.

Casi clinici di disturbi affettivi nei padri (sintomi depressivi, attacchi di panico, crisi di ansia) sono stati descritti sin dall’inizio del secolo scorso, ma solo da alcuni anni si è tentato di diagnosticarli con precisione.

Oggi viene definita depressione perinatale paterna la manifestazione nel padre di una sintomatologia depressiva nel periodo che va dall’inizio della gravidanza al primo anno dopo il parto.

Da un punto di vista della ricerca e della letteratura ci si sta orientando verso una definizione più ampia, che definisca disturbo affettivo perinatale paterno la condizione clinica che investe i padri entro 12 mesi dal parto.

L’espressione clinica dei disturbi depressivi perinatali paterni è differente rispetto alla sindrome materna. Nel padre le alterazioni dell’umore (pianto, tristezza, impotenza, senso di incapacità) tendono ad essere più contenute e meno espresse e a manifestarsi insieme ad altri disturbi affettivi, somatici e comportamentali, che si sovrappongono o accompagnano la sintomatologia depressiva.


Nella sindrome paterna rintracciamo:

  • Disturbi d’ansia, in forme di attacchi di panico, fobie, che sembrano manifestarsi nei padri più giovani.

  • Lamentele somatiche, preoccupazioni ipocondriache, disturbi di somatizzazione: è come se l’uomo spostasse il significato della depressione su qualcosa che può gestire in maniera più concreta, come per esempio la patologia fisica.

  • Gli agiti comportamentali (fughe nel lavoro o con gli amici, crisi di rabbia, condotte violente, attività fisica o sessuale compulsiva).

  • Abuso di sostanze (fumo, alcool, psicofarmaci, droghe) o altri disturbi di dipendenza (gioco d’azzardo o internet).

In questi casi si manifestano frequentemente disturbi relazionali di coppia, aumentano i litigi, i conflitti, le relazioni extraconiugali.

Studi longitudinali dimostrano una relazione tra depressione perinatale paterna e disturbi nei bambini. Questa è un'assoluta novità, in quanto fino a poco tempo fa si era considerata solo la madre come causa dei malesseri del bambino (in particolare deficit di attenzione ed iperattività, disturbi d’ansia e depressivi, disturbi connessi alla rabbia).

La depressione perinatale paterna sembra avere un impatto negativo sulla ricchezza del vocabolario a 24 mesi di vita, sugli eccessi di pianto infantile e sullo sviluppo psicomotorio del bambino. Negli ultimi anni, sotto l’influenza degli studi dell’Infant research e dell’Attaccamento, hanno cominciato ad essere usate tecniche di videoregistrazione dell’interazione padre-bambino che mettono in luce aspetti più complessi di tale interazione e possono essere impiegati per finalità terapeutiche.

Negli ultimi anni la salute perinatale dei genitori ha interessato anche psicologi e psicoterapeuti di orientamento psicodinamico che con la collaborazione di pediatri e ostetriche hanno dato importanza all'esigenza di costruire una cultura che valorizzi la complessità e ambivalenza dell'evento "nascita".





Bibliografia:

  • Alda scopesi, Paola Viterbori , Psicologia della maternità, Carocci 2003

  • Baldoni, F., & Ceccarelli, L. (2010), “La depressione perinatale paterna. Una rassegna della ricerca clinica ed Empirica”, Infanzia e adolescenza, 9(2), 79 – 92

  • Cicchiello, S. (2015), “La depressione perinatale materna e paterna”, Psicoterapeuti in-formazione










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