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La dipendenza da nicotina: come si instaura e come liberarsene



Il 31 maggio di ogni anno, dal 1988, ricorre la Giornata Mondiale Senza Tabacco, istituita per sensibilizzare la popolazione mondiale sui rischi del fumo e informare sulle possibili strade per smettere di fumare. Secondo i dati ISTAT 2021, solo in Italia, sono quasi 10 milioni i fumatori dai 14 anni in su.

La nicotina, insieme alla caffeina, sono le sostanze psicoattive più consumate al mondo: fumare una sigaretta è uno tra i gesti quotidiani più normali per moltissime persone e, nonostante i suoi danni siano ampiamente risaputi, il fumo è ancora culturalmente accettato e non subisce lo stesso livello di giudizio sociale negativo che viene riservato alle altre forme di dipendenza, basti pensare che in Italia la legge che ha esteso il divieto di fumo al chiuso in tutti i locali aperti al pubblico quest’anno compie solamente 10 anni.


Perché si fuma?


La nicotina è una sostanza contenuta nella pianta del tabacco (Nicotiana tabacum) con un grande potere di indurre dipendenza e fortemente tossica ad alti dosaggi. L’assunzione di nicotina provoca nel consumatore un senso di rilassamento, euforia e controllo di sé che però hanno una durata molto breve, motivo per il quale il gesto del fumare è ripetuto più volte nel corso della giornata. A questi effetti strettamente legati alla chimica della sostanza, occorre considerare che per il fumatore la sigaretta fa parte di un’immagine di sé costituita da gestualità, abitudini e simbologie soggettive, inoltre funge da strategia di gestione dello stress e delle emozioni spiacevoli.

Immagine di Luther M.E. Bottrill su Unsplash

La maggior parte dei fumatori si avvicina alla sigaretta in giovane o giovanissima età per imitazione di un modello appreso dal contesto di vita: in famiglia e tra gli amici si fuma abitualmente, l’abitudine di fumare è pertanto normalizzata e percepita come una possibilità assolutamente accettabile; inoltre, soprattutto nell’adolescenza, è fondamentale il ruolo della cosiddetta peer pressure, ossia la pressione sociale da parte dei pari, che spinge il singolo a cercare di uniformarsi al gruppo per il bisogno di appartenenza e di accettazione anche attraverso l’assunzione di comportamenti di uso e abuso di sostanze varie, incluso il fumo di sigaretta. Come tutte le sostanze psicoattive, comunque, il meccanismo per il quale si instaura la dipendenza o addiction si fonda sui concetti di rinforzo positivo e di gratificazione.


Come si instaura la dipendenza?


Per rinforzo positivo si intende il meccanismo per il quale si tende a ripetere un’azione quando quest’azione implica una ricompensa. Nell’assunzione di sostanze, la ricompensa è intrinseca nell’assunzione stessa ed è rappresentata dagli effetti psicofisici della sostanza, appositamente ricercati tramite la sua assunzione: nel caso della nicotina abbiamo visto essere un senso di rilassamento, leggera euforia e controllo di sé. Il piacere derivante dall’esperienza induce l’individuo a ripeterla, ovviamente, ma il problema delle sostanze psicotrope consiste nel fatto che, nel tempo, per ottenere gli stessi effetti positivi percepiti con le prime assunzioni, è via via necessaria una quantità maggiore di sostanza, a causa dello sviluppo del fenomeno della tolleranza, fino al raggiungimento di uno stato in cui gli effetti collaterali negativi della sostanza possono anche superare quelli sperimentati come gratificanti, ma, essendosi ormai stabilita l’addiction, i tentativi di smettere risultano infruttuosi a causa del fenomeno del craving, ossia del desiderio intenso, fisico e psicologico, di assumere la sostanza e della presenza di forti sintomi spiacevoli che derivano dall’astinenza.

Immagine di Eva Hartnagel su Unsplash

A questo livello ormai la situazione non è più mantenuta in vita dal rinforzo positivo, quindi dalla ricompensa sotto forma di gratificazione derivante dall’esperienza, bensì si fonda sul rinforzo negativo, che consiste invece nella ripetizione di un comportamento quando questo invece ci consente di evitare di sperimentare qualcosa di spiacevole: nel caso delle dipendenze quindi si reitera il comportamento di assunzione per evitare l’esperienza negativa dei sintomi di astinenza.


Il ruolo del circuito della gratificazione


A livello cerebrale sono state individuate le aree coinvolte nel meccanismo della dipendenza, le quali tutte insieme prendono il nome di circuito della gratificazione o del reward. Di questo circuito fanno parte delle aree (Area Tegmentale Ventrale e Nucleo Accumbens) che, nel momento dell’assunzione della sostanza, vengono inondate dalla produzione massiccia di un neurotrasmettitore, la dopamina, che è il responsabile dell’esperienza gratificante. In una situazione normale, in seguito all’esperienza gratificante, come può essere anche quella banale del consumare un buon piatto di pasta tanto desiderato, si attiva la corteccia orbitofrontale, che smorza l’attività delle due zone viste precedentemente, fungendo da freno e interrompendo il comportamento di assunzione. Nell’addiction questo processo però si inceppa perché la continua assunzione della sostanza inibisce l’attività della corteccia orbitofrontale e quindi non è possibile mettere il freno al comportamento di assunzione. Del circuito del reward fanno parte però anche altre aree, l’ippocampo e l’amigdala, che permettono la memorizzazione dell’esperienza, tramite l’associazione mentale anche con l’ambiente e con le persone che erano presenti, e soprattutto il ricordo della coloritura affettiva che essa ha avuto: questo purtroppo rafforza il valore soggettivo dell’esperienza di assunzione rendendone più probabile il ripetersi. Ecco perché certe situazioni, come la pausa caffè con i colleghi o il momento in cui si termina il pasto, o addirittura la sola vista di certi oggetti, come il posacenere o l’accendino, o la percezione dell’odore del fumo, possono, negli ex fumatori, innescare un desiderio di fumare molto intenso anche a distanza di anni da quando si è smesso.


Come smettere?


Molti ex fumatori sono stati capaci di smettere di fumare da soli, senza l’aiuto di professionisti, ma si è visto che in questi casi c’erano stati diversi tentativi passati infruttuosi di smettere e che a modificare l’esito del nuovo tentativo era stato l’instaurarsi di una forte motivazione assente nelle volte precedenti, ad esempio derivante da un forte spavento in seguito ad importanti sintomi fisici sviluppati a causa del fumo. Dunque smettere di fumare è assolutamente possibile. Tuttavia la maggior parte delle persone che ci provano alternano tentativi infruttuosi e ricadute, proprio perché mancanti di una forte motivazione personale. In questi casi, è possibile accedere a diversi tipi di aiuto:

  • Terapie farmacologiche: esistono dei farmaci impiegati per la disassuefazione dal fumo di sigaretta e che agiscono sulla riduzione della compulsione verso il fumo o sulla riduzione del craving. Questi farmaci vengono assunti per un determinato numero di settimane e secondo uno schema di dosaggio a partire dal cosiddetto stopping day, ossia dal giorno in cui si smette di fumare, preventivamente deciso;

  • Terapie sostitutive con nicotina: l’astinenza da nicotina prevede sintomi quali forte impulso a fumare, ansia, insonnia, irritabilità, difficoltà di concentrazione, aumento dell’appetito e del peso, sonnolenza, umore depresso e stipsi. Per gestire la fase iniziale della dipendenza, spesso si utilizzano prodotti che permettono di introdurre nicotina eliminando il fumo e i suoi effetti dannosi, con l’obiettivo di scalarne l’assunzione nel tempo. Si tratta di cerotti, gomme da masticare, spray nasali e sigarette elettroniche. Queste terapie sostitutive però spesso non permettono di ottenere la stessa concentrazione sanguigna di nicotina della sigaretta e soprattutto non soddisfano gli effetti derivanti dal valore soggettivo psicologico del gesto del fumare, pertanto non sono mai risolutive se adottate come metodo unico;

  • Counseling motivazionale: un percorso di incontri volti all’informazione dei meccanismi di funzionamento della dipendenza e dei danni del fumo, dell’esplorazione dei motivi che sostengono l’abitudine al fumo e delle motivazioni al cambiamento, dello sviluppo della consapevolezza e delle risorse personali per fronteggiare il cambiamento;

  • Sostegno psicologico e psicoterapia: occorre considerare che sradicare l’abitudine al fumo significa affrontare un cambiamento che può essere destabilizzante perché tocca aspetti profondi della propria personalità. Come detto in precedenza, la sigaretta e l’atto del fumare assumono valenze soggettive legate alla propria immagine di sé, al proprio ruolo sociale, e sono anche strategie di gestione dello stress e delle emozioni spiacevoli. Nel percorso psicologico di supporto alla disassuefazione dal fumo, si lavora pertanto anche sulla ricostruzione dell’immagine di sé e sull’esplorazione delle situazioni di stress e delle emozioni che si è cercato di gestire con il comportamento di dipendenza, andando a costruire nuove modalità di coping stavolta funzionali. Diversi studi hanno mostrato l’efficacia in particolare della psicoterapia di stampo comportamentale;

  • Approcci alternativi: da molti ex fumatori sono state utilizzate con successo anche terapie alternative come l’ipnositerapia e l’agopuntura, tuttavia gli studi svolti in proposito non hanno ancora prodotto risultati uniformi.


Immagine di Davide Ragusa su Unsplash

L’approccio più efficace è quello che prevede la combinazione di più modalità di intervento, vedendo spesso l’affiancamento di una terapia farmacologica con una di tipo psicologico. Inoltre è necessario prevedere un riassetto dello stile di vita e del contesto quotidiano: ad esempio si chiede al paziente di eliminare dagli ambienti quotidiani ogni oggetto che possa ricondurre al comportamento del fumo, come accendini e posaceneri e di ridurre le situazioni che per quella persona fungono da associazione mentale con l’atto del fumare; l’ideale inoltre sarebbe evitare di consumare anche altre sostanze psicoattive come l’alcol che, abbassando la soglia di inibizione comportamentale, può facilitare la ricaduta, o il caffè, che tipicamente è associato alla sigaretta.





Bibliografia e sitografia:

  • Vento A. E., Ducci G., Manuale pratico per il trattamento dei disturbi psichici da uso di sostanze, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2022.

  • Barnes J. et al., Hypnotherapy for smoking cessation, in Cohrane Database of Systematic Review, 2019.

  • White A. et al., Acupuncture for smoking cessation, in Cohrane Database of Systematic Review, 2002.

  • Ministero della Salute – Portale Fumo: https://www.salute.gov.it/portale/fumo/homeFumo.jsp


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