La perdita di un animale domestico: il dolore non legittimato


Alcuni mesi fa, alla mia gatta Polpetta è stato diagnosticato un carcinoma mammario. È stata operata due volte e ha subito alcuni esami che per fortuna hanno escluso metastasi. Ora si è rimessa dagli interventi ed è tornata ad essere la pigrona spazzola-crocchette che ci sveglia alla 3 di notte per avere cibo o attenzioni o entrambi. Dovrà essere sottoposta a controlli regolari per escludere recidive o metastasi, ma per il momento sembra stare benone.
Polpetta ha solo 6 anni ed è con me da 5, è quindi una gatta giovane e non ha mai avuto particolari problemi di salute. Ma a marzo, dopo un’intensa sessione di coccole sulla sua panciotta, ho notato un nodulo vicino ad un capezzolo e dall’oggi al domani è cominciato l’iter di esami ed interventi. Siamo stati tempestivi e fortunati; i veterinari sono stati molto delicati e comprensivi ma estremamente chiari: si tratta di una patologia che nelle gatte tende ad essere aggressiva e veloce, quindi dovevamo anche considerare le ipotesi peggiori. All’improvviso sono stata catapultata di fronte all’orrenda ma concreta possibilità che potesse morire a breve. La cosa mi ha destabilizzata molto, il pensiero fisso mi ha deconcentrata dalle attività quotidiane, l’umore ne ha risentito negativamente, nelle notti prima degli interventi non ho dormito e vivevo con preoccupazione e senso di urgenza l’attesa degli esiti degli esami istologici.
Diverse reazioni a confronto
Perché vi racconto questa cosa? Perché in questi mesi ho assistito a due fenomeni opposti riguardo a questo avvenimento: da una parte, alcune persone a me care e che conoscono Polpetta mi chiedevano quotidianamente aggiornamenti, mi mandavano incoraggiamenti e abbracci di sostegno nei giorni clou degli interventi, chiedevano di essere tenute informate di eventuali novità, vivevano loro stesse con ansia alcuni passaggi e hanno inondato me e un’inconsapevole Polpetta di affetto e supporto. Dall’altra parte, mi sono capitate situazioni in cui certi conoscenti che venivano a sapere della cosa banalizzassero l’evento in sé o mi facessero sentire esagerata per il mio coinvolgimento emotivo.
Come ho detto, per ora Polpetta è stata messa al sicuro e potrebbe vivere tranquillamente fino alla sua vecchiaia senza altri problemi, ma per la prima volta da che è con me ho concretamente dovuto pensare al rischio di perderla e per me l’ipotesi era altrettanto insopportabile quanto quella di perdere una persona cara, ma dalle reazioni di alcune persone ho potuto intravedere quanto, come società, siamo ancora lontani dal considerare legittimo il dolore per la sofferenza o la perdita di un animale domestico.
L’inizio di un cambiamento culturale
Sicuramente, almeno negli ultimi due decenni, sono stati fatti passi avanti nel riconoscere la legittimità di un dolore di questo tipo, prova ne è che basta una breve ricerca su internet per imbattersi in articoli che ne parlano, in professionisti che si occupano dell’elaborazione del lutto non solo per i propri cari ma anche per gli animali domestici e in libri sull’argomento. Il legame profondo coi nostri amici pelosi e il dolore per la loro perdita viene condiviso sui social e rappresentato in romanzi, film e serie tv. Sono anche aumentati i servizi che si occupano della gestione delle spoglie dei nostri amici pelosi: in alcune città sono stati creati piccoli cimiteri per animali e ci sono società che si occupano della loro cremazione, con tutta una serie di servizi personalizzati, come per esempio la scelta dell’urna per le ceneri, anche se siamo ancora molto lontani da realtà come ad esempio quella anglosassone dove i cimiteri per animali municipali sono normali ed esistono luoghi specializzati per la commemorazione degli amici pelosi scomparsi.

Non si tratta solo di business: si tratta della risposta a dei nuovi bisogni che ora emergono perché possono, più di prima, permettersi di emergere. Se penso anche solo alla mia infanzia, tutto questo non esisteva: la morte di un animale da compagnia era considerata una cosa di poca importanza e chi ne soffriva apertamente era visto perlopiù come bizzarro e debole.
Ma perché la morte di un animale domestico può essere così destabilizzante?
Invece la psicologia, che si è occupata di studiare il fenomeno del lutto per gli animali domestici, ci spiega bene come questo sia assolutamente equiparabile nelle sue manifestazioni e nella sua intensità a quello che viviamo per le persone care, anzi, a volte può essere anche più intenso.

Questo nello specifico è dovuto al tipo di legame affettivo che in genere si instaura, più simile a quello che si crea con un bambino che non con un adulto, perché l’animale viene visto come un essere puro e innocente, che pertanto ancora meno meriterebbe di soffrire, un legame scevro di quelle conflittualità che possono caratterizzare i rapporti umani tra adulti, che, seppur basati sull’amore o l’affetto, possono portare con sé anche aspetti ambivalenti e sentimenti contradditori. L’amore per un animale domestico è un amore incondizionato e reciproco: dal nostro piccolo amico peloso non veniamo mai giudicati, con esso viviamo un rapporto di fedeltà che va oltre la moralità: anche la persona eticamente più scorretta di questo mondo sarà amata incondizionatamente dal proprio cane.
Legame di attaccamento e proiezione: la costruzione di un legame profondo
Si sviluppa così un legame di attaccamento che tocca corde profonde e inconsce della nostra psiche, che prevede anche una parte di proiezione di sé sull’animale. La proiezione è un meccanismo psicologico per il quale, inconsciamente, trasportiamo aspetti di noi stessi, che non riconosciamo come appartenenti a noi, su qualcun altro, in questo caso sul nostro animaletto. Nel caso del rapporto con il proprio animale domestico si tratta di aspetti positivi, che inducono amabilità e tenerezza.

Ecco allora che scatta un meccanismo di accudimento che permette di prendersi cura anche di aspetti di sé trascurati, di riflesso, mentre ci si prende cura del piccolo amico. Con i nostri animali inoltre viviamo perlopiù momenti di gioco e coccole, che oltre a creare esperienze e ricordi che consolidano il legame, ci permettono anche di entrare in contatto con aspetti di spensieratezza e tenerezza che nella vita di tutti i giorni hanno poco spazio e che ci fanno ricontattare il bambino che è in noi. Vi è mai capitato di vedere uno di quei video in cui grandi uomini nerboruti si sciolgono in lacrime, sorrisi e vocine di fronte ad un cucciolo di cane o gatto che gli è stato appena regalato, come farebbero (forse!) solo di fronte alla nascita di un nipotino? Insomma, ciò che il nostro piccolo amico del cuore a quattro zampe (o due ali, o pinne!) può smuovere dentro di noi è potente e in parte misterioso e non può più sorprendere quanto possa essere lacerante quando questo legame viene spezzato.
Nei tuoi occhi mi rivedo
Nello sguardo intelligente e profondo di un cane, di un gatto o di qualunque altro animale intravediamo un mondo antico, ancestrale, che ci affascina e ci attira perché in parte lo riconosciamo: siamo stati loro, una volta, milioni di anni fa.

Contemporaneamente un po’ ci spaventa, ne subiamo una fascinazione misteriosa e un po’ timorosa, come di fronte ad una divinità che cerchiamo di ridimensionare tramite la razionalità e il tentativo di conoscere i loro comportamenti, talvolta col rischio di umanizzarli, perché è tranquillizzante non dover fare i conti con quella feralità che ad esempio anche il più tontolone dei gatti porta con sé, perché vive ontologicamente e filogeneticamente in lui, che risponde a leggi di natura che l’uomo ha dimenticato e che vede con paura perché caratterizzate dalla spietatezza della sopravvivenza.
Rischi di un lutto non legittimato
Lasciarsi invadere dall’amore per un compagno a quattro zampe significa lasciarsi invadere da tutto ciò, ma anche esporsi al rischio di una grande sofferenza quando il nostro amico viene a mancare. Il lutto per un animale domestico rientra in quelle categorie di lutti a rischio per lo sviluppo di disturbi psichici, come depressione o disturbo da lutto complicato, perché ancora vissuto come un cosiddetto lutto negato, non riconosciuto. A discapito di ciò che abbiamo detto finora sul tipo di legame che viene ad instaurarsi e che la stragrande maggioranza delle persone che hanno o hanno avuto un animale domestico confermerebbe, ci si sente ancora troppo poco legittimati a vivere ed esprimere appieno il dolore per la perdita di un animale, è ancora troppo viva la percezione di giudizio e di stigma.

Il lutto non socialmente validato è lo stesso che vivono quelle persone che non si sentono completamente libere né comprese nel loro dolore a causa o della mancanza di certezza della morte dell’altra persona (ad esempio nei casi di scomparsa, quando anche dopo tanti anni la morte è presunta ma non dimostrata perché manca il ritrovamento del corpo) o a causa del fatto che il rapporto con la persona mancata non è considerato dagli altri come “sufficientemente importante” a giustificare il lutto oppure è segreto o illegittimo (basti pensare a quando a morire era la persona amata dello stesso sesso ma l’omosessualità in alcuni paesi era/è ancora reato). Questo tipo di lutto è considerato dalla letteratura scientifica un possibile fattore di rischio per complicanze nel normale svolgimento dell’elaborazione della perdita.
Inoltre, non sono pochi i casi di persone che hanno sviluppato un disturbo post traumatico da stress acuto a causa delle modalità magari particolarmente violente di morte (o di rischio di morte) del proprio animale domestico (investimenti, aggressioni da parte di esseri umani o di altri animali) alle quali hanno anche magari assistito personalmente, con insorgenza di sintomi quali disturbi d’ansia, attacchi di panico, incubi e flashback relativi all’evento, comportamenti di evitamento di situazioni che ricordano l’accaduto e isolamento. Anche la durissima scelta di porre fine alle sofferenze del proprio animale attraverso la pratica dell'eutanasia può essere un fattore di rischio in quanto ci si sente più responsabili e coinvolti e genera possibili ruminazioni del tipo "potevo fare qualcosa diversamente?" e sensi di colpa.
Non vergognarsi a chiedere aiuto
In conclusione, il dolore per la perdita del proprio animale domestico merita attenzione e legittimazione esattamente come quello per la perdita di una persona cara e, se si ritiene necessario, in quanto si sviluppano difficoltà di adattamento nel tempo che si riflettono sul funzionamento socio-lavorativo e sulla personale percezione di benessere, merita allo stesso modo un aiuto professionale attraverso forme di grief counseling o di psicoterapia.
Bibliografia:
Gallucci P. L.; Il dolore negato. Affrontare il lutto per la morte di un animale domestico, ed. Graphe.it, 2018.
Testoni I., De Cataldo L., Un Lutto speciale. Delegittimazioni culturali e rappresentazioni della morte nella perdita di un animale domestico, in Psicoterapia e Scienze Umane, Agosto 2017.
Testoni I., De Cataldo L., Ronconi L., Pet Loss and rapresentation of death, attachment, depression and euthanasia, in Anthrozoos, gennaio 2017.
Giurovich I., Elaborare il lutto, istruzioni per l’uso: un master per dirgli addio [www.lidentità.it, 30/04/2023: https://www.lidentita.it/elaborare-il-lutto-istruzioni-per-luso-un-master-per-imparare-a-dirgli-addio/]
Per aiutare i bambini a comprendere la morte del loro pet:
Guérard G., I tre funerali del mio cane, ed. Bianconero, 2020. [età di lettura dagli 8 anni]
Bortolotti N., Il cielo degli animali, Gribaudo, 2021. [età di lettura dai 4 anni]