top of page

Mutismo selettivo. Parla con me...


I bambini parlano sempre a scuola o in famiglia ma a volte preferiscono restare in silenzio e quando il silenzio dura troppo si parla di mutismo selettivo. Diverse le definizioni che si possono leggere dai manuali diagnostici di riferimento per imparare a riconoscere questa condizione, per intervenire tempestivamente, per favorire la comunicazione attraverso specialisti e interventi mirati.


Conosciamo il mutismo selettivo

Perché non parla? E' la domanda che spesso i genitori si fanno e la preoccupazione di un problema serio cresce ogni giorno. In alcuni casi può trattarsi di mutismo selettivo.


Conosciamo questo disturbo nello specifico grazie alla definizione dell'APA:

"La comparsa dei primi sintomi (marcata timidezza, paura delle persone, ecc.) avviene tra i 2 e 3 anni, ma l’esordio avviene solitamente prima dei 5 anni, con le prime esperienze sociali e scolastiche in cui viene chiesto al bambino di esprimersi verbalmente (APA, 2014).

Il mutismo selettivo (MS) è un disturbo d’ansia che si manifesta in età evolutiva ed è caratterizzato dall’assenza di comunicazione verbale in alcune situazioni sociali. Il termine “selettivo” indica che il bambino riesce a comunicare solo con alcune persone, solitamente i familiari, e ha difficoltà a esprimersi in certi contesti, ad esempio quello scolastico" (APA, 2014).


Il DSM-5 (APA; 2014) individua 5 criteri diagnostici per il mutismo selettivo:

  • Costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli (es. a scuola), nonostante sia in grado di farlo in altre situazioni

  • La condizione interferisce con i risultati scolastici o con la comunicazione sociale

  • La durata della condizione è di almeno un mese (non limitato al primo mese di scuola)

  • L’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce, o non si è a proprio agio con il tipo di linguaggio richiesto dalla situazione sociale

  • La condizione non è meglio spiegata da un disturbo della comunicazione e non si manifesta durante il decorso di disturbi dello spettro dell’autismo o altri disturbi.


Fattori di rischio nel mutismo selettivo

Secondo il modello psicopatologico e multicomponenziale di Muriso e Ollendlic (2015), molteplici sono i fattori di rischio che possono incidere nella diagnosi di mutismo selettivo (MS):

  • Fattori genetici e fisiologici: è stato dimostrato che le famiglie di bambini con Mutismo Selettivo presentano problematiche psicopatologiche legate allo spettro dell’ansia. Questi dati oltre ad evidenziare la componente ereditaria del disturbo, confermano l’adeguatezza dell’inserimento del MS tra i disturbi d’ansia e supportano la comorbilità del MS con il disturbo d’ansia sociale (Stein et al.,2011);

  • Fattori temperamentali: l’inibizione comportamentale (tendenza abituale a mostrare paura o evitamento di fronte a persone, situazioni, oggetti nuovi o non familiari) e i tratti di timidezza e isolamento (incapacità di rispondere in modo adeguato alle situazioni sociali) possono essere importanti fattori di rischio (Muris e Ollendick, 2015);

  • Fattori ambientali e familiari: lo stile genitoriale, in particolare l’inibizione sociale dei genitori e genitori iperprotettivi o più controllati possono anch’essi contribuire allo sviluppo di tale condizione (Muris & Ollendick, 2015).


Cosa possiamo fare?

In famiglia:

- il bambino può scegliere di parlare o restare in silenzio, importante è non forzarlo a parlare con ricatti ( se non parli non giochi) o premi ( parla e avrai la merenda),

- Importante coinvolgerlo in attività ludiche, anche se non parla

- Creare sempre un ambiente confortevole

- Collaborare con la scuola

- Chiedere aiuto a figure specialistiche ( logopedisti, psicologi).

A scuola:

- L'insegnante non deve obbligare il bambini a comunicare

- Bisogna creare un ambiente confortevole che riduca l'ansia nel bambino

- Comunicare osservando il comportamento non verbale

-Lasciare che il bambino si esprima nella modalità che preferisce (disegni o gesti)


"Non è compito della scuola certificare gli alunni con BES, ma individuare quelli per i quali è opportuna e necessaria l’adozione di particolari strategie didattiche.” (Nota MIUR 22/11/2013)


L'approccio terapeutico

La psicoterapia cognitivo-comportamentale è un tipo d’intervento che tende a modificare l’attività di pensiero disfunzionale che sottostà all’insorgenza del disturbo. Gli obiettivi principali sono orientati alla riduzione dell’ansia, della quale diventa importante individuarne gli indici comportamentali e cognitivi per giungere ad un’effettiva modificazione degli stessi. Si aiuta, inoltre, il bambino a progredire -attraverso tappe graduali- nella comunicazione, aumentando l’autostima e accrescendo la fiducia in situazioni di carattere sociale (Shipon-Blum, 2010).

Tra gli obiettivi dell'intervento abbiamo:

- Aumentare l'autostima

- Ridurre l'ansia

- Incrementare strategie per riconoscere e gestire le emozioni negative.


Per concludere...


Il mutismo selettivo è un problematica poco conosciuta ma presente, molte famiglie si lamentano per la mancanza di figure specializzate eppure rientra nei BES ( Bisogni Educativi Speciali) ed ha bisogno di essere riconosciuto da tutti.

In Italia l'associazione AIMUSE si occupa da anni di mutismo selettivo e nelle varie regioni sono diversi i professionisti che si occupano nello specifico di questa condizione.






Per approfondire:

- https://aimuse.it/

- "L'intervento cognitivo-comportamentale nel trattamento del mutismo selettivo", Mario D'Ambrosio Beatrice Coletti, " I care" n.27(3), anno 2002.

- "Lui, una classe e Ruth", Ruth Marosi,2010.








38 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page