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Positività tossica: il troppo bene che fa male

Gli eventi negativi fanno parte della vita di ogni essere umano e sta ad ognuno di noi decidere e capire come affrontarli. Spesso e volentieri ci viene detto di fare un bel sorriso e di andare avanti nonostante tutto. Fa parte dell'ideologia comune quella di cercare di affrontare la vita nonostante le avversità senza buttarsi giù e senza lasciarsi andare.

Quando però cercare di essere positivi diventa tossico?

Cerchiamo di illustrare meglio il concetto. Avete studiato tanto per un esame, ma nonostante ciò venite bocciati. Provate a parlarne con qualcuno vicino e, magari, potreste sentirvi dire frasi del tipo:

Non preoccuparti, almeno ci hai provato

Non essere triste, ci sono cose peggiori nella vita

Sii positivo, almeno hai capito come funziona

Non pensarci adesso, concentrati su delle cose belle e cerca di distrarti

Partiamo dal presupposto che vengono dette a fin di bene, forse anche un po' per abitudine e per circostanza e di sicuro per cercare di consolare la persona che ha subito un evento negativo. Tuttavia ci ritroviamo in una società in cui manifestare le emozioni negative è visto come una debolezza e come qualcosa che ti fa perdere tempo e non ti permette di creare niente di costruttivo. Bisogna ricordarsi però che le emozioni sono manifestazioni del tutto normali e fisiologiche. La ricerca contemporanea, infatti, ha dimostrato che le emozioni hanno un ruolo positivo e fondamentale per l'adattamento dell'organismo.

Secondo l'approccio funzionale le emozioni sono dei mediatori nella relazione tra l'organismo e l'ambiente per il mantenimento del benessere dell'organismo stesso. È importante sottolineare come le emozioni siano una motivazione per il nostro comportamento, ossia includono tendenze all'azione.

Per tutta questa serie di motivi, manifestare le emozioni non è solo importante, è fondamentale, affinché il nostro organismo funzioni e che, quindi, la nostra salute psicofisica non ne risenta.

Le emozioni che maggiormente vengono nascoste a causa della positività tossica sono la rabbia e la tristezza. Analizziamole più in dettaglio:

  • Rabbia: è una reazione alla frustrazione. Ha la funzione di rimediare a un'ingiustizia subita per cercare di innescare un cambiamento nel comportamento altrui. Altre volte si manifesta quando attribuiamo agli altri la volontà di danno nei nostri confronti e in altri casi è diretta verso noi stessi

  • Tristezza: è una reazione causata da una perdita. Ci porta a un atteggiamento di chiusura fisica e psicologica. La tristezza ci spinge a riflettere sulla perdita subita per permetterci di rielaborarla, aggiungerla alle nostre esperienze e per poter raccogliere le energie per ripartire. Questa emozione viene manifestata anche per poter ricercare una cura e attenzioni da parte degli altri.

Cosa accade se queste emozioni vengono represse per poter manifestare sempre e solo positività davanti qualunque cosa?

Non ci è permesso di rielaborare qualcosa che per noi è fisiologico. Subiamo un'ingiustizia però cerchiamo di forzare un sorriso o non comunichiamo il nostro disagio a quell'altra persona? Nessuno saprà cosa succede dentro di noi e la frustrazione aumenterà sempre di più fino a scoppiare. Subiamo un trauma di qualunque genere ma cerchiamo comunque di vedere sempre il lato positivo di ogni cosa? Non avremo la possibilità di rielaborarlo e di inserirlo nel bagaglio delle nostre esperienze e di riposarci un attimo per poter dare sfogo a tutto questo dolore. Anche in quel caso verrebbe riversato tutto solo su di noi senza poter comunicare con le altre persone ciò che ci fa stare male.

C'è un film che mostra nella pratica come la positività tossica possa portare a problemi più seri, Inside Out.

In questo film prodotto dalla Pixar la protagonista, Riley, si ritrova a dover traslocare con la famiglia per motivi di lavoro, lasciando indietro le sue amiche e la sua squadra di hockey. La ragazza mostra fin da subito problemi nell'adattarsi in quel nuovo ambiente, ma nonostante ciò cerca sempre di essere positiva e di non mostrare emozioni negative. Ci è permesso vedere questi cinque pupazzi che rappresentano le emozioni primarie che sono: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto. Nel cervello di Riley è Gioia che ha il pieno comando del centro emotivo la quale cerca sempre di mettere Tristezza all'angolo perché non le piace che sia sempre così negativa, che faccia piangere Riley e che la faccia sempre isolare. Tristezza, tuttavia, cerca di influenzare la mente di Riley causando il disaccordo generale delle altre emozioni. A un certo punto Gioia e Tristezza si perdono e non si trovano più nel quartier generale, lasciando il comando a Disgusto, Rabbia e Paura che provano a simulare gioia e serenità fallendo miseramente. Il film mostra come Riley piano piano stia per sviluppare una depressione a causa di tutte queste emozioni represse. Alla fine a Tristezza è permesso di agire dato che ci si rende conto che dopo la manifestazione di questa emozione, si sia potuto sfogare il dolore represso e si è potuto ricevere l'aiuto di cui aveva bisogno per riprendersi.


Quali sono i segnali che indicano la presenza di positività tossica?

Questa immagine riassume in poche parole i segnali principali di questo comportamento. Traducendo e parafrasando ciò che è indicato:

  • Avere i sensi di colpa perché ci si sente tristi o arrabbiati

  • Recitare "citazioni positive" sulle situazioni complesse

  • Sminuire i sentimenti "difficili" degli altri

  • Nascondere emozioni dolorose

  • Ignorare i propri problemi

Perché tutto questo è dannoso? Come accennato in precedenza, le emozioni servono a comunicare con gli altri e ci permettono di godere delle gioie della vita, ma anche di elaborare e gestire gli eventi negativi. Impedirci di sfogare questa negatività innanzitutto può farci sentire in colpa nel momento in cui stiamo soffrendo perché è come se non fossimo capaci di trovare un rimedio che ci dia la possibilità di pensare positivo anche se tutto sta andando male. Far notare a se stessi e agli altri che è sbagliato provare questo genere di emozioni può far vergognare, come se fosse qualcosa di sbagliato e riprovevole, mentre invece sono valide per quel momento e permettono di ricevere l'aiuto necessario. La positività tossica, inoltre, impedisce di provare emozioni autentiche perché si cerca sempre un modo per nascondere la polvere sotto il tappeto e impedisce una crescita personale perché non possiamo rielaborare l'esperienza negativa in modo tale da trarne un insegnamento per la vita.


Come si può superare la positività tossica?

È fondamentale sviluppare un atteggiamento che in inglese viene espresso: "it's okay not to be okay", ossia va bene non sentirsi bene. Per esempio, interrompete una relazione che era molto importante e che durava da tanti anni, una risposta tipica della positività tossica potrebbe essere "Tutto avviene per una ragione, doveva andare così" oppure "Pensa positivo, troverai qualcun altro". No! Non puoi negare che fa schifo, si sta male e si ha tutto il diritto di soffrire! Per poter superare il dolore bisogna darsi il diritto di interiorizzarlo il più possibile prima di andare avanti. Questo atteggiamento nasce in contrasto alla chiusura quasi totale che avviene nel momento in cui si soffre per tanto tempo e non si cambia, ma entrambi sono atteggiamenti eccessivi. Manifestare le emozioni è importante, così come è importante capire quando è il momento di andare avanti senza farsi inondare da nessuna di esse. Si potrebbe credere, per esempio, che per stare bene bisogna sempre essere felici, ma così non è, non per niente esiste la mania che porta a un'eccessiva gioia, denominata euforia e che porta a compiere atti impulsivi e in alcuni casi pericolosi.


In conclusione

Bisogna pian piano cominciare a far pace con tutte le nostre emozioni, tutte sono necessarie per determinati scopi e bisogna permettere che possano uscire senza che vengano fermate a tutti costi. È chiaro specificare che questo non significa che ci debbano essere manifestazioni eccessive causate da queste emozioni e che non debbano essere continue nel tempo, è giusto che vengano sfogate ma che poi si ritorni a uno stato di "normalità". Impara a comprendere come ti senti e per quale motivo e cosa puoi imparare da ognuna di esse, ma senza che questo diventi un pensiero ossessivo.

 

Bibliografia

  • R. Feldman, G. Amoretti, M.R. Ciceri, Psicologia Generale, III edizione. McGraw Hill

Sitografia

Emozioni primarie

What is toxic positivity

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