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Principali tipologie di relazioni interpersonali: le relazioni familiari




Il passaggio da coppia a famiglia è una fase in cui si vivono numerose emozioni, si passa da due componenti a tre e contemporaneamente tutta l’organizzazione della vita familiare varia adattandosi alle esigenze del nuovo arrivato.

Il giorno che la mamma scopre di essere incinta da’ il via ad un susseguirsi di emozioni che coinvolgeranno i nuovi genitori e li accompagneranno fino al momento della nascita del figlio; parliamo di felicità e paura, stupore ed ansia. Ma queste emozioni non sono le stesse per entrambi i genitori, pertanto diventa indispensabile il dialogo al fine di gestire questi momenti con serenità e complicità. Condividere le ansie e le paure prepara i genitori ad una nuova forma della relazione che si instaurerà con l’arrivo del primo figlio e li porterà a diventare genitore, oltre che essere una coppia. Solitamente tutto questo succede in maniera naturale, i genitori si trovano ad attraversare questa fase senza particolari difficoltà e la loro relazione ne gioverà diventando più stabile. Mentre, altre volte, l’arrivo di un figlio peggiora la relazione andandone a modificare l’ordine, l’intesa e la collaborazione tra i partner.

Si arriva a domandarsi il motivo per il quale si è scelto di avere un bambino.


La scelta di avere un figlio

Nelle situazioni più stabili e serene, un bambino rappresenta il completamento dell’unione tra due partner che si amano.

Le motivazioni che hanno portato a tale decisione possono differire per i due genitori: per qualcuno avere un figlio significa dare un senso ad una vita che altrimenti sarebbe vuota, per qualcun altro potrebbe indicare il passaggio all’età adulta e per altri ancora potrebbe provare ad essere il motivo che fa rimanere insieme una coppia che non gode di una buona relazione.

Capita, quindi, a volte, che uno dei due partner pensi che per mantenere in piedi una relazione sia necessaria la presenza di un figlio e tenta di utilizzare la gravidanza come motivo per portare avanti il rapporto. Le possibili spiegazioni per questo tipo di comportamenti è da ricercare nella paura di rimanere soli e nella convinzione che l’obiettivo fondamentale e finale di una coppia sia quello di formare una famiglia. Usare l’arrivo o la presenza di un figlio per consolidare una relazione con poche possibilità di rimanere salda è difficile che si riveli una scelta valida.

Il termine famiglia, in psicologia, viene utilizzato per indicare il primo ambiente, che per la maggior parte dei casi perdurerà per tutta la vita, in cui è inserito l’individuo. Il successivo inserimento nella società sarà dato da strumenti fondamentali forniti dal rapporto con i familiari. Il progetto educativo promosso dalla famiglia richiede che tra i vari membri che compongono la famiglia ci sia armonia ed una crescita delle rispettive personalità equilibrata.

Parte dell’educazione viene trasmessa spesso inconsapevolmente, attraverso la creazione di una rete di rapporti e messaggi, che determina le reciproche ed inconsapevoli aspettative e l’identità dei membri della famiglia.

La differenza tra una famiglia in grado di realizzare progetti educativi positivi ed una famiglia che non lo è, sta nella capacità o nell’incapacità di aprirsi all’ambiente che si trova fuori dal nucleo familiare: la prima riesce ad assimilare e metabolizzare i cambiamenti attraverso una riorganizzazione delle relazioni; la seconda, invece, avrà la tendenza a negare i cambiamenti o a riversare le ripercussioni sui soggetti più deboli.

Il fatto di considerare il sistema familiare come strumento educativo e comunicativo ci spinge a considerare la loro differente capacità di costruire sistemi aperti o, al contrario, sistemi chiusi. I sistemi aperti sono le famiglie in grado di interagire con i cambiamenti, sia interni che esterni, in maniera flessibili; mentre si definiscono sistemi chiusi quelle famiglie caratterizzate da una rigidità tale da impedire l’apertura verso l’ambiente esterno ed i conseguenti adattamenti.

La famiglia è considerata un’istituzione vera e propria che si assume compiti educativi inerenti l’integrazione dei suoi membri nella società e la trasmissione dei valori sociali. I conflitti che possono sorgere tra i membri appartenenti ad una stessa famiglia e quelli tra la famiglia e la società si possono affrontare se si guarda alla famiglia come un nucleo affettivo che abbia il compito principale di donare amore e stabilità a coloro che ne fanno parte.

Oggi possiamo osservare diverse strutture familiari dove l’elemento base riscontrabile è l’unità coniugale, ossia una coppia di individui uniti da un legame affettivo e sessuale.

La struttura della famiglia semplice è quella formata da una sola unità coniugale che, con o senza figli, va a formare la famiglia nucleare. Un’altra struttura familiare è quella monoparentale, composta da un solo genitore, a causa della morte del partner oppure di separazione o divorzio. Parliamo di struttura estesa quando altri parenti convivono con l’unità coniugale. Troviamo infine la struttura familiare multipla che è composta da più di un nucleo coniugale convivente. Attualmente si stanno delineando anche nuove tipologie di famiglia: quella di soggetti appartenenti allo stesso sesso, la famiglia di convivenza e la famiglia di secondo matrimonio.


Il divorzio

Una che sicuramente può essere definita patologia della famiglia contemporanea è il divorzio. Spesso è considerato un fallimento e, come tale, lascia i suoi retaggi a cui possono seguire traumi e patologie. Il divorzio viene vissuto come una fase sconcertante da dover attraversare in quanto si prende atto che si è rotto e si deve rinunciare a qualcosa in cui si è creduto e che, al momento attuale, è cambiato. Il matrimonio è ormai visto come privo di senso ed un peso di cui liberarsi e la separazione è vista dai partner come la soluzione migliore per essere felici e ritrovare un personale equilibrio; i genitori pensano così che anche i figli, di conseguenza, saranno più sereni. Ma molto spesso i bambini vedono il divorzio come una rottura che interrompe sensibilmente gli aspetti routinari e rassicuranti della vita familiare. Sarà un compito affidato ad entrambi i genitori quello di spiegare ai figli ciò che sta succedendo ed accompagnarli nelle delicate fasi che li riguarderanno:

  • notizia della rottura: durante questo momento il bambino sperimenta forti emozioni di tristezza, paura, rabbia e stupore;

  • post divorzio: la casa senza un genitore può sembrare vuota ed il bambino può mal sopportarlo ed, inoltre, potrebbe subire della condizione di malessere vissuta dal genitore convivente (di solito la madre);

  • progettazione di sentimenti compensativi: il bambino si trova a dover anticipare la maturazione affettiva.

Le carenze affettive derivanti dall’interruzione di continuità dei rapporti con i genitori spingono i bambini a cercare inconsapevolmente modi e forme di compensazione, con il rafforzarsi di rapporti amicali o confusi sentimenti sessuali.

Una possibile causa di divorzio è che oggi i partner chiedono molto alla coppia e probabilmente alla base di tali pretese vi è un’eccessiva idealizzazione di come dovrebbe essere la relazione o della persona che si ha accanto. Per questo motivo i coniugi che si separano hanno la sensazione di essere stati imbrogliati dal partner. Il rimedio è quello di definire fin da subito il rapporto di coppia in termini realistici e saper accettare le differenze individuali. Ma l’accordo relazionale non è statico, quindi va definito e ridefinito nel corso del tempo.


Come far funzionare una coppia?

Non esistono regole ottimali ed universali per far funzionare la coppia ma esistono alcuni fattori predittivi del successo coniugale; si tratta di intimità, impegno, responsabilità, capacità di negoziazione e di comunicazione, capacità che conducono alla possibilità di affrontare e risolvere un evento conflittuale insieme.

Si possono elencare alcuni punti essenziali che caratterizzano un modello sano per il funzionamento della coppia:

  • Connessione e impegno di tutti i membri della famiglia come unità di cura e sostegno reciproco;

  • Rispetto per le differenze individuali, per l’autonomia e i bisogni dei singoli;

  • Rispetto reciproco, sostegno e condivisione paritaria del potere e delle responsabilità;

  • Un'autorità genitoriale efficace che favorisca la cura, la protezione e la socializzazione dei figli;

  • Stabilità organizzativa caratterizzata da chiarezza, coerenza e prevedibilità dei pattern interattivi fra i vari membri;

  • Adattabilità, flessibilità nell’affrontare le richieste interne ed esterne di cambiamento, nel far fronte efficacemente allo stress e ai vari problemi che man mano insorgono;

  • Comunicazione aperta caratterizzata dalla chiarezza delle regole e delle aspettative;

  • Processi efficaci di risoluzione del conflitto;

  • Un sistema di credenze condiviso;

  • Risorse adeguate rispetto al supporto psicosociale fornito dalle reti di amicizia e parentela, estese anche alla comunità e ai sistemi sociali allargati.

BIBLIOGRAFIA

Heider, F., Psicologia delle relazioni interpersonali, Il Mulino, 1990.

Toneguzzi, D., Comunicazione affettiva. Rimettere al centro la relazione, Bookness, 2022.

Baumgartner, E., Affetti e relazioni nell'infanzia, Carocci, 2023.

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